giovedì 12 aprile 2012

Grow the planet:il nuovo social network

Ecco a voi il nuovo social network dedicato agli agricoltori e non solo...
E da oggi collabora anche con Slow Food!

martedì 3 aprile 2012

Gli orti sul tetto: il verde vicino al cielo

Abbiamo gia parlato di orti verticali, ma non potevamo dimenticare le persone che riempiono di verde il proprio tetto decidendo di usare questo spazio altrimenti inutilizzato, per dare un tocco di natura alla propria casa o al proprio edificio. Una ricerca del Green Roofs for Healthy Cities, che rappresenta aziende che costriscono “tetti verdi” ha rilevato che nel 2011 il numero dei progetti ai quali i propri membri lavorano negli Stati uniti è cresciuto di più del 35%. In tutto, i “green roof” installati l’anno scorso coprono dai 2 ai 3 milioni di metri quadrati! I risultati sono fantastici, sia dal punto di vista estetico che funzionale, in molte città infatti i tetti verdi non sono altro che orti sociali gestiti da associazioni o comunità e che forniscono localmente cibo bio e salutare. Dal Brooklyn Grange a New York, all’orto della DC-Greenworks, a quello dell’universita di Trent, in Canada, che fornisce cibo bio al bar e ai studenti e molti altri. Ci sono anche persone private che coltivano sopra la propria casa, internet è piena di guide on line che aiutano nella progettazione, soprattutto per quanto riguarda l’uso del terriccio se non si vuole coltivare in vasi ma ci sono anche varie aziende che forniscono direttamente il servizio di costruzione e manutenzione. E non si tratta solo di orti, ma anche di giardini veri e propri. Alcuni architetti infatti progettano già edifici con giardini sopra oppure, nel caso di quelli già costruiti, in molti hanno deciso di dare un tocco green, magari in città dove l’alta densità, il traffico e l’eccessivo uso di cemento ne hanno limitato la diffusione. Ne esistono alcuni bellissimi, come il Namba Parks in Giappone, una serie di giardini costruiti sopra un centro commerciale, il famoso Chicago City Hall e il Nanyang Technology University in Singapore, un tetto che si connette direttamente con il verde attorno all’edificio tramite delle rampe nelle quali è quindi possibile salirci camminando su una distesa d’erba.

lunedì 19 marzo 2012

Una pianta magica: Stevia

Immaginate di poter usufruire di uno zucchero light, o meglio di uno zucchero senza calorie, che possa essere utilizzato nella preparazione di dolci e gelati che non aggiungono calorie e che quindi non ingrassano e da poter essere preso a volontà anche dai diabetici...non è un sogno ma sembra una cosa del tutto reale: questi benefici miracolosi sarebbero riconducibili a una una piccola pianta che cresce spontanea nelle regioni umide dell'Amazzonia, la Stevia. Gli indigeni dell'America latina, i Guarani, la chiamano da sempre "Pianta dolce" e la usano sin dall'antichità non solo per le proprietà dolcificanti ma anche per quelle curative. Chi la studia, la conosce con il nome scientifico di Stevia Rebaudiana Bertoni, una pianta erbacea perenne, appartenente alla famiglia delle più comuni margherite (Compositae), resistente al freddo e capace di conservare le sue proprietà anche ad altissime temperature. Le sue foglie, attraverso un processo di essiccazione, sarebbero in grado di produrre un alto potere edulcorante, di quasi 300 volte superiore al comune zucchero. Molti gli scienziati che in campo alimentare, nutrizionale e sanitario in generale, ne stimano il notevole beneficio per l'intera umanità, tale da ridurre problemi di diabete e obesità infantile e ridurre i costi sanitari e sociali di diverse decine di miliardi di euro. Gli indigeni dell'Amazzonia ne conoscevano anche le proprietà curative e medicamentose a beneficio del pancreas, servendo anche come antibatterico e antifungino. Inoltre sono oggi sotto analisi le sue proprietà contro la iperattività, l'ipertensione e le indigestioni. Da noi in Italia la pianta era del tutto sconosciuta e fino ad ora se ne era parlato poco o niente, non fosse per alcuni giornali nazionali che nelle ultime settimane del 2008 vi hanno dedicato intere pagine nelle proprie rubriche d'attualità. Negli anni successivi l'interesse per la stevia è cresciuto fino alla sua introduzione anche in Italia dal 2012. All'estero negli anni Settanta, furono i giapponesi per primi a scoprirne le grandi virtù. Oggi, nel paese del Sol Levante lo zucchero della Stevia sostituisce di già il 40% del mercato degli edulcoranti, viene usato per esempio nella produzione di bibite light come la Diet Coke, di caramelle e alimenti secchi usati come prodotti per la prima colazione. Negli Stati Uniti, l'uso delle proprietà benefiche della Stevia è recente. Nel dicembre del 2008 l'istituto americano della Food and Drug administration, l'organismo federale statunitense che decide la messa in commercio di prodotti e medicine, ha infatti consentito alla libera circolazione della pianta e dei suoi derivati in America, tanto che grandi compagnie come la Coca-Cola e la Pepsi ben presto lanceranno nel mercato alcuni prodotti dietetici a base dello zucchero light. Cina, Israele, Thailandia, parte dell'America del sud, come Brasile e Paraguay, ne hanno da tempo approvato l'uso e consigliato il consumo. In Europa solo la Svizzera consentiva la sua commercializzazione inizialmente, poi successivamente la Francia dal 2010. L'Unione Europea ne vietava addirittura l'uso e il consumo, con la giustificazione che la piccola piantina e il processo di produzione del suo zucchero, ancora ad oggi (dopo decenni di studi) non hanno superato i dovuti test sanitari. Questo appariva paradossale visto i centinaia di studi che provano la pericolosità degli zuccheri tradizionali. Le giustificazioni, di ordine burocratico, dietetico e sanitario, sono state tali da far si che il processo di commercializzazione abbia incontrato notevoli ostacoli, rimanendo a lungo chiuso nei cassetti di qualche alto funzionario della Commissione Europea a Bruxelles. Ed è facile capirne il perché: l'Unione Europea è il maggiore produttore e consumatore al mondo di zucchero da saccarosio e aspartame. Un alto consumo degli zuccheri della pianta Stevia avrebbe sgradevoli effetti sul mercato dei dolcificanti artificiali e dello zucchero, tanto da minacciare le grandi lobby chimico-farmaceutiche europee. Non sono pochi gli scienziati, tra ecologisti e nutrizionisti, che si sono attivati contro il divieto di commercializzazione dell'Unione Europea. Sin dal 2000, anno di divieto ufficiale europeo, il numero di persone competenti a dichiararne il grande beneficio è cresciuto sempre più e sempre più sono aumentanti i ricorsi alle autorità competenti, tra cui l'Autorità Europea per la sicurezza alimentare che ha sede in Italia, a Parma. Tra questi si distinguono studiosi come Jan Geuns, professore biologo presso l'Università di Lovanio e presidente dell'Associazione nata per promuovere l'utilizzo della pianta Stevia. La polemica nell'ambito dell'Unione Europea è legata ai principi attivi contenuti nella pianta: la Rebaudiosite A e la Stevioside, che secondo alcuni potrebbero produrre delle sostanze ritenute cancerogene. Gli studi hanno tuttavia dimostrato come queste sostanze (secondo il Fattore di sicurezza della FAO e del OMS) siano del tutto innocue, soprattutto se paragonate agli effetti causati dall'uso di Aspartame e simili presi a grosse percentuali. La sospetta tossicità della Stevia era altamente controversa e chiamata in causa ragioni politico-economiche più che sanitarie. Nel 2012 finalmente è arrivata l’approvazione all’utilizzo della Stevia da parte della Commissione europea e la pianta, dichiarata non cancerogena, né genotossica e senza rischi di tossicità per la riproduzione o lo sviluppo dell’organismo umano, è comparsa anche nei supermercati italiani. Cosa dire, prendiamoci tutti una pianta di stevia e produciamoci il nostro zucchero senza calorie!

martedì 21 febbraio 2012

esercizio regioni


esercizio provincie


lunedì 20 febbraio 2012

Roger Doiron: il piano sovversivo.

SEMINARE BIO: un piano sovversivo?
Ecco a voi come creare una rivoluzione nel proprio cortile, terrazzo, giardino o balcone.

Ciao a tutti cari lettori, forse avrete già sentito parlare di Roger Doiron, fondatore di "Kitchen Gardeners International" una rete no profit composta da 20.000 persone in 100 Paesi che si occupa di riportare la sovranità del cibo a livello locale. La visione di Roger Doiron è contenuta in un video illuminante (a tratti anche esilarante) e vorrei condividerla con Voi. 
Questo è un piccolo assaggio del suo pensiero :
"Il mio nome è Roger Doiron e coltivo un orto (e un piano) sovversivo. E' così sovversivo, infatti, che ha il potenziale per modificare radicalmente l'equilibrio del potere. L'orticoltura è un'attività sovversiva. Pensate al cibo come a una forma di energia ma allo stesso tempo una forma di potere. Quando incoraggiamo le persone a coltivare ciò che mangiano, le stiamo incoraggiando a riprendere il potere nelle proprie mani.
Potere sulla propria dieta, salute e portafogli.
E' sovversivo perchè incoraggia a sottrarre quindi il potere a qualcuno che lo detiene." 




La crisi finanziaria, quella ambientale e alimentare ci insegnano che dobbiamo tornare ad auto-produrre il più possibile. Le conoscenze attuali, la permacultura, l' orto urbano, l' orto sinergico, la coltura idroponica ci spiegano come sia possibile coltivare ovunque, anche dove non crediamo sia possibile realizzare un orto: nei giardini, sui davanzali, nei terrazzi, sui tetti o addirittura dentro le mura di casa!! 

Forza cari lettori!! E' giunta l' ora di fare l' orto, anche se non lo avete mai fatto...